“Dopo aver sperimentato le difficoltà e la grazia della tecnica incisoria, egli riesce a far scaturire dal segno il segreto di ogni emozione, facendo della sua arte un terreno di incontro e compenetrazione di diversi fattori, come luce, materia, espressione e gesto.” Libero de Libero
L’incisione su metallo, com’è noto, si sviluppa in Europa intorno alla metà del XV secolo, traendo origine da pratiche orafe, come ad esempio il niello, e dalla loro trasposizione sulla carta attraverso l’uso di un torchio meccanico, studiato appositamente. Le tecniche impiegate per la realizzazione di un’incisione sono diverse, così come diversi sono gli effetti grafici che si possono ottenere a seconda delle matrici, degli strumenti e dei procedimenti scelti dall’artista per “intagliare”. Egli, inoltre, può scegliere se incidere la matrice “direttamente”, intervenendo su di essa solo manualmente attraverso attrezzi vari, o “indirettamente”
Nunzio Sciavarrello (1918 – 2013), incisore, disegnatore, pittore e scenografo siciliano, fu uno dei primi ad occuparsi di arte grafica a Catania, tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del XX° secolo. La sua vicenda artistica prende avvio nel 1928 quando, a soli dieci anni, affianca come apprendista Ferdinando Cappuccio, stimato decoratore fiorentino, nella realizzazione di fregi ed altre decorazioni murali presso case di proprietà di nobili famiglie siciliane. A seguito di questa esperienza, poco più che sedicenne, compie il suo primo viaggio a Roma, luogo prediletto da artisti, letterati e poeti d’ogni sorta e ne resta talmente affascinato da trasferirvisi successivamente per approfondire le sue conoscenze, ottenere un titolo di studio adeguato alle sue competenze ed accostarsi con maggiore consapevolezza al mondo dell’arte grafica. Nella città eterna frequenta con dedizione e impegno sia la Scuola di Disegno, che la Scuola Libera del Nudo di Via Margutta, consegue diploma e accede a pieno titolo presso l’Accademia di Belle Arti. Qui accanto al maestro Mino Maccari (1898 – 1989), oltre ad acquisire quel rigore tecnico che sta alla base di ogni suo lavoro, coglie e fa propri i segreti dell’arte incisoria nelle sue molteplici possibilità espressive.
Fuori dall’accademia coltiva proficue amicizie con artisti di rilievo nel panorama artistico romano tra questi Mario Mafai (1902 – 1965) Leo Longanesi (1905 – 1957), Ferruccio Ferrazzi (1891 – 1978), Luigi Bartolini (1892 – 1963), e Gino Bonichi, detto Scipione (1904 – 1933). L’arte di questi personaggi influenza non poco la sua produzione, soprattutto per quel che riguarda alcune scelte grafico – compositive, ma l’artista non si accosta mai pedissequamente ad alcuno di essi poiché, nell’assimilarne la lezione, punta fin da subito al raggiungimento di un linguaggio e di uno stile propri, destinati a rappresentare al meglio le componenti più originali della sua personalità.
Animato dal desiderio di riscattare la sua terra dalle radicate condizioni di arretratezza artistico – culturale, tra l’allestimento di una personale e l’altra, promuove importanti iniziative che portano, tra l’altro, alla nascita di tre importanti scuole: l’Istituto Statale d’Arte, il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, destinate alla formazione artistica dei giovani, nel capoluogo etneo, e di cui lui è parte attiva in qualità di fondatore, docente e dirigente.
Al centro del suo repertorio figurativo l’essere umano e la realtà del proprio tempo, cui Sciavarrello attinge quel tanto necessario a solleticare il suo proprio creativo teso a rendere l’idea piuttosto che l’immagine reale in sé. Egli carpisce, traduce ed interpreta ciò che lo circonda con l’intento di ottenere risultati espressivi sempre diversi, a seconda del metodo di incisione di volta in volta utilizzato .
Con le opere a puntasecca Libertà oppressa, Limitazione della condizione umana, Il camion delle squadracce si fa portavoce di quei sentimenti umani, crudelmente violati dalla guerra e dalle sue nefaste conseguenze. Narra graficamente i disastrosi eventi legati alla sua terra con Panico sull’Etna ed Etna in fiamme e, utilizzando la tecnica dell’acquaforte, interpreta in maniera semplice i mestieri umili e tradizionali d’un tempo, catapultando per un istante l’osservatore nella semplice quotidianità di Pescatori al mercato, Contadini in Autunno, Pastori all’alba. Con La crocifissione del buon ladrone, Il pianto di Maria, Il peccato di Eva, e Deposizione rivisita, in modo personale, anche temi religiosi.
Attratto e divertito dal mondo cavalleresco e circense, combina con maestria acquaforte e acquatinta, facendo rivivere girovaghi, giocolieri, saltimbanchi e cavalieri in opere come San Giorgio e il drago, Maschere, I giocolieri, Clown e bicicletta, Funambola, e Il circo. Onnipresente e fonte di costante ispirazione nelle sue opere: la donna. Rappresentata spesso in età matura, essa occupa prosperosa lo spazio compositivo imponendosi all’attenzione per le sue forme accentuate, opulente e sensuali, nonostante gli indelebili segni del tempo. E’ una donna comune, che non risponde ad alcun canone di bellezza tradizionale, colta fra le mura domestiche mentre ama, come in Amanti nel giardino, mentre dà la vita, si veda Maternità nel suburbio, o compie gesti quotidiani come vestirsi, pettinarsi o guardarsi allo specchio. Si vedano in proposito le incisioni: Modelle e poltrona, Donna che si pettina, Madre al mattino e Ragazze della pianura. Infine esempi come Fiori, Paesaggio e Cavalli e Natura morta con Pesci manifestano l’interesse per paesaggi e nature morte.
Ad animare ciascuna di queste composizioni un unico elemento strutturale: il segno.
Inquieto e discontinuo nelle opere giovanili, questo segno acquista maggiore fermezza e stabilità soprattutto nelle opere degli anni Cinquanta e Sessanta quando, completamente purificato da ciò che risulta divagante e inessenziale, si raccoglie in fasci e scandisce con ritmo ripetitivo, nonché con estrema determinazione e consapevolezza, le sequenze di ogni singolo episodio narrato secondo criteri proporzionali precisi. Negli anni Settanta occupa lo spazio in ogni sua parte, ora frammentario, ora diversificato nello spessore, dando così luogo ad una vasta gamma di delicate sfumature alla pittura. Studiosi, cultori e grande pubblico scoprono con stupore che l’artista oltre ad essere un affermato incisore è anche un eccellente pittore il quale, attraverso la pittura, continua a portare avanti quel processo di semplificazione dell’immagine, ampiamente elaborato nell’incisione. I suoi inediti pittorici, realizzati in parallelo alla produzione grafica e rimasti volutamente in ombra fino ad allora, diventano così protagonisti di nuova fase di sperimentazione e ricerca, che assicura all’artista un’ulteriore stagione di successi fino alla sua morte.
Eleonora C. Amato (Direttore Museo Civico Belpasso)