Intervista a Fabrizio Ferrandelli
Lei Ferrandelli è un giovane, ma non giovane della politica. Che tempi sono per la Sicilia e la sua classe politica?
Questa è una bella domanda: per la Sicilia è tempo di cambiamento. Le vecchie minestre e i vecchi politici hanno concluso la loro stagione; si ritrovano, infatti, inadatti ai tempi richiesti e alle esigenze di essere smart in un mondo sempre più globalizzato. Alla più vecchia classe politica, infatti, mancano i codici di comportamento adeguati al mondo iper concorrente e liberale in cui viviamo. In questa stagione, vince chi si internazionalizza di più e chi si adatta all’odierna visione globale, facendo del proprio territorio una risorsa in termini sia in termini patrimoniali, culturali, economici e commerciali.
Palermo, il suo grande amore. Ma è ancora così? Insomma non c’è due senza tre? Si ricandida sindaco?
Il primo amore non si scorda mai. La vita, poi, ti da l’opportunità di conoscere l’amore in diverse forme e trovarlo in diversi contesti. Amo immensamente la Sicilia e tutti i suoi comuni. Non è nei miei programmi ricandidarmi, ma è sicuramente nei miei desideri continuare a dare una mano alla città che amo. Di certo, ci sarà la mia lista con donne e uomini in grado di interpretare i miei programmi e progetti; poi, decideremo chi sarà l’interprete migliore.
Lei rappresenta in Sicilia i massimi livelli di +EUROPA. Ci dice quali sono le vostre priorità politiche?
Tra le nostre priorità c’è sicuramente la tutela di tutti i diritti delle persone e della dignità dei territori. Riteniamo che altre formazioni politiche hanno avuto delle opportunità e poi deluso i territori. Noi ci proponiamo come una forza in grado di tutelare sia diritti che territori, in tutti gli ambiti, da quello politico a quello culturale.
E con Orlando? Ha fatto pace? O mai pace sarà?
In realtà non ho mai iniziato una guerra, ma l’ho subita ingiustamente, anche quando ho vinto le primarie nel 2012. Per questo motivo ne ho preso le distanze. Ho imparato nella vita, anche grazie alle sconfitte ed alle esperienze, che la politica non si fa con risentimento ma con sentimento. Perciò, dal punto di vista personale, non nutro risentimento ma riconosco che siamo due mondi inconciliabili nella pratica politica. Io sono promotore della partecipazione, di fare squadra e creare una realtà relazionale. Si tratta di due mondi diversi; tuttavia, in alcune stagioni, possono tra loro dialogare.
Ma per concludere, qual è la Sicilia che ha in testa nei prossimi 10 anni ?
Io credo che la Sicilia veramente possa essere l’hub logistico nell’Europa e nel Mediterraneo. Immagino un po’ l’Europa rovesciata; non sono io a dirlo, ma lo dice anche la geopolitica. La Sicilia a partire della propria ricchezza può davvero diventare un hub, e le opportunità dal punto di vista logistico non risiedono solo nelle infrastrutture, nei porti e negli aeroporti, ma anche nella cultura. Ad esempio, la Sicilia potrebbe diventare un centro culturale per le Università, una terra di mezzo dove formare generazioni provenienti da tutta l’area del Mediterraneo. La Sicilia come hub logistico-culturale non è una novità; fu proprio quello che rese forte la nostra regione con Federico II e con altre dominazioni. Io credo fermamente che la Sicilia possa svolgere la stessa funzione culturale e logistica. Per fare questo, però, bisogna attrarre investimenti, avere una visione, strumenti di modernità. Risulta fondamentale anche curare le relazioni internazionali ed acquisire autorevolezza con i governi centrali.