Intervista ad Alberto Samonà, Assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana, definito anche “Assessore Eretico”.
Alberto Samonà, fare l’assessore ai Beni culturali in Sicilia ed all’Identità siciliana, cosa vuol dire per lei? Quale mission si è dato?
Lo scopo principale che mi sono dato è permettere che i Beni culturali diventino veramente – e non soltanto sulla carta – una fonte di sviluppo anche economico per la Sicilia. Per troppo tempo, infatti, ci siamo sentiti ripetere che “potremmo vivere di cultura e di turismo”. In realtà, nei decenni passati è stato fatto poco o nulla per fare in modo che questa diventasse poco più che una speranza. Il mio scopo è rendere il patrimonio culturale siciliano e la profonda identità siciliana economicamente produttivi. Come? Facendo in modo che divengano priorità del sistema Sicilia e non fanalini di coda. Questo è quello che sto cercando di fare dal giorno in cui sono diventato assessore ai Beni culturali. Quel giorno, il Segretario della Lega Matteo Salvini mi domandò se fossi disposto a lavorare giorno e notte per fare in modo che la cultura in Sicilia diventi “non la Cenerentola ma la Regina”. Io risposi di sì.
La recente Carta di Catania apre finalmente le porte ad una nuova concezione di gestione dei Beni culturali anche in Sicilia. Siamo all’alba di una nuova era?
Assolutamente sì. In Sicilia, i depositi dei musei e dei parchi archeologici sono pieni di reperti, spesso tesori. Ci sono tantissimi dipinti, sculture e opere d’arte non fruibili per ragioni di spazio. Con la Carta di Catania si darà la possibilità a questi beni di uscire dai depositi e permettere che – a discrezione della Regione – privati ed enti pubblici possano prenderli in prestito per esporli. Non si tratta di alienare il nostro patrimonio culturale dandolo ai privati: deve essere tutto frutto di un’operazione culturale. Si tratterà di una vera rivoluzione, con lo scopo di rendere finalmente fruibile il patrimonio culturale e fare in modo che la gente lo conosca.
Ma non crede che sia necessario guardare oltre e ricercare anche investimenti per la cultura che non siano di diretta pertinenza del tradizionale contributo pubblico?
E’ necessario. Bisogna superare l’idea secondo cui la regione è “un bancomat”: è un ente pubblico. Alcuni esempi lo dimostrano: posso citare diverse esperienze di privati illuminate – anche molto recenti – che con fondi propri rappresentano un unicum in ambito culturale. Basti pensare a Palazzo Butera, restaurato interamente con fondi privati da Massimo Valsecchi che ha portato a Palermo la sua collezione d’arte contemporanea, una tra le collezioni più famose d’Europa. Ecco un esempio di come i privati intervengono nel sistema cultura in maniera virtuosa. Menzioniamo anche Favara con Farm Cultural Park, un altro esempio di come i privati, con fondi propri, intervengono per determinare politiche culturali e di rigenerazione urbana. Pensiamo all’importanza dell’art bonus: esiste l’interesse di diversi privati – fortemente accolto dalla Regione siciliana – a contribuire con fondi propri per potenziare e differenziare l’offerta culturale siciliana.
Quale sarà la sua prossima mossa per migliorare la gestione dei Beni culturali in Sicilia?
Un grande progetto che abbiamo messo in cantiere è “Oltre il digitale”. Si tratta di un progetto di complessiva digitalizzazione di tutti i beni culturali siciliani, musei, parchi archeologici, tonnare storiche, itinerari storico-culturali, biblioteche, sovrintendenze, monumenti. Digitalizzare il patrimonio culturale ne permetterà la diffusione e la conoscenza oltreoceano, laddove possono scoprire i nostri beni culturali da lontano e decidere di fare un viaggio in Sicilia, quando sarà possibile. Contribuiranno anche processi di realtà aumentata e altre metodologie che renderanno i beni culturali del domani più fruibili e conosciuti ovunque.
Qualcuno lo ha definito un “Assessore Eretico”. Innanzitutto, perché? Lei si riconosce in questa definizione legata all’ambito della politica?
Sicuramente è un termine che mi piace perché il pensiero eretico è un pensiero non conforme e non allineato ai poteri dominanti. Rispecchia, invece, il pensiero di uomini e donne liberi. L’eresia consiste nel fatto che essere siciliano e nella Lega è una sfida di buon governo. Stiamo dimostrando che la Lega può governare la Sicilia, può amministrare i Beni culturali e il tema dell’identità siciliana e può farlo bene. La Lega in Sicilia vuol dire autonomia, rivendicare la propria bandiera, le radici, le tradizioni del nostro popolo. Essere un leghista per me vuol dire anche andare in una direzione opposta a quella che ha caratterizzato la politica in Sicilia per decenni, impregnata di clientelismo, favori, parentele. Tutto questo con la Lega non esiste: l’eresia sta nella Lega che investe in una giovane classe dirigente che ha le idee chiare su come portare avanti i processi di sviluppo, adottando i metodi di buon governo. Governare non vuol dire avere il potere, ma amministrare la cosa pubblica e farlo per il bene del proprio popolo, della comunità.
Grazie all’Assessore Alberto Samonà per l’intervista.