La Carta di Catania è un documento redatto dalla già Soprintendente dei Beni Culturali di Catania Rosalba Panvini, in collaborazione con l’archeologo Dott. Fabrizio Nicoletti, l’Avvocato Nunzio Condorelli Caff – Tesoriere di SiciliAntica – e il Dott. Mario Bevacqua, presidente dell’Uftaa (United Federation of Travel Agents’ Association). Il decreto è stato firmato dall’Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà.
I depositi dei musei e i beni “dimenticati”
Si è svolto a Catania nel mese di febbraio un convegno sull’uso dei depositi e sulle norme che devono disciplinare questi spazi all’interno dei musei. Tutti i musei possiedono questi spazi; il problema è che, nel tempo, sono diventati dei luoghi molto polverosi nei quali sono confluiti materiali che provengono da scavi, donazioni e confische. Molti di questi beni giacciono nei depositi da più di 50 anni e non vengono nemmeno studiati. I beni derivanti da donazioni e confische sono decontestualizzati e privi di valore storico. Una volta confiscati – sottratti a soggetti privati, che nel tempo hanno composto le proprie raccolte e collezioni – questi beni perdono i riferimenti storici che li caratterizzano. Come afferma la Dott.ssa Panvini, “se si trova una moneta in uno scavo regolare, si può risalire al suo contesto di riferimento; si può sapere, ad esempio, a quale secolo appartiene, non solo grazie alle caratteristiche numismatiche, ma anche perché si trova in associazione con altri materiali rinvenuti. L’oggetto, grazie ai dati derivanti dalla regolarità dello scavo, può essere inquadrato in un contesto preciso. Se, invece, si tratta di oggetti rinvenuti in scavi clandestini o acquistati nel mercato antiquario da appassionati che li detengono illegalmente, non esiste più riferimento storico e contestuale”.
La Carta di Catania e la fruibilità dei Beni Culturali
Questi materiali giacciono nei depositi, ma nessuno se ne occupa, nessuno li vede, non sono in esposizione: non sono fruibili. Il nodo della situazione è proprio questo: la mancanza di fruibilità di questi materiali contravviene al Codice dei Beni Culturali, secondo cui “Il Patrimonio è di tutti e deve essere fruibile per tutti”. Questi beni, attualmente rinchiusi nei depositi, dovrebbero confluire nello stesso museo, integrando e diversificando il percorso espositivo. In questo modo, i musei non sarebbero più statici, ma dinamici. I visitatori apprenderebbero molto di più e ritornerebbero nel museo precedentemente visitato.
Attraverso la Carta di Catania, la Regione siciliana potrà dare in concessione ai privati questi beni “dimenticati, sepolti”, nella maggior parte dei casi non inventariati. Ogni anno, tutti gli Istituti di Cultura devono fare l’inventario, aggiornando la Regione su quanti e quali beni possiedono in ciascun museo. L’idea della Carta di Catania nasce proprio da quanto descritto: come affermano il Codice dei Beni Culturali, l’ICOM e l’UNESCO, tutto il mondo deve poter fruire del patrimonio storico-artistico; se i beni però sono nascosti, rinchiusi nei depositi, nessuno ne potrà fruire. Il personale delle soprintendenze dovrà quindi redigere degli elenchi insieme a esperti catalogatori, retribuiti dalla Regione attraverso una società di servizi. Gli elenchi dunque mostreranno i materiali a disposizione per eventuali soggetti che ne facciano richiesta.
La concessione dei Beni a enti privati
I concessionari potranno essere albergatori, banche, comuni e altri enti. In cambio della concessione, è previsto il pagamento di una royalty alla Regione, che può essere corrisposta a mezzo di servizi, ad esempio restauri, interventi sui depositi per renderli accessibili e fruibili, manutenzione di siti archeologici, finanziamento di scavi. Il privato che vuole ottenere in concessione un bene, dovrà farsi carico degli aspetti di sicurezza, manutenzione e garantire la salvaguardia del bene. Deve inoltre occuparsi dell’assunzione di un esperto in Beni Culturali – nell’ambito specifico del bene di cui richiede concessione – attingendo agli elenchi del Ministero dei Beni Culturali a scorrimento di graduatoria. Il concessionario godrà di benefici fiscali grazie all’art bonus, provvedimento nazionale a favore della cultura.
I benefici della Carta di Catania
Tutti traggono benefici dalla Carta di Catania: la Regione rende fruibili i Beni Culturali e ne favorisce l’inventariato; il concessionario, dal canto suo, contribuisce alla valorizzazione del patrimonio e ne trae vantaggio.