Davide Gianmaria Aricò, biologo e botanico di formazione, manager di professione, musicista,autore ed artista per passione.
Le sue opere sono una costante sperimentazione, si oppone al tradizionalismo culturale, utilizzando forme espressive e supporti di diffusione della sua arte, alternativi, rispetto a quelli usuali.
Nel 2008 “Musica in faccia” la sua prima personale di pittura, segna l’inizio del suo percorso artistico. Un esordio che diventa un passepartout per galleria d’arte e collettive. Passando da una miscela di segni e colori con materiali di recupero e scarto, come musicasette, vaschette del ghiaccio e floppy disk, alla fotografia.
Portando in giro per la Sicilia il progetto “Rifletto”, ritraendo il paesaggio che i nostri occhi trascurano … inventando il contrario dell’ordinario senza scomodare lo straordinario.
Laquintalettera, pochi giorni prima della sua nuova mostra, che inaugurerà i primi di ottobre a Noto, incontra l’artista per scoprire un po’ di più dei suoi pensieri e della sua arte.
Davide Gianmaria Aricò porta con se il gene della creatività, che ogni giorno si interfaccia con la sua professione di manager, un ruolo schematico e pianificato. Come vivi questo dualismo? Ci sono sinapsi di connessione tra i due mondi?
Considero l’attività artistica un parco giochi per l’anima e per le mie emozioni: una dimensione in cui tornare a guardare il mondo con la curiosità dei bambini. Il mio spazio personale dove recuperare le energie e la concentrazione da utilizzare per tutte le altre attività quotidiane.
Il lavoro manageriale non può prescindere dall’autodisciplina né di capacità organizzative, ma per risolvere i problemi e trovare soluzioni, bisogna saper “immaginare”.
Quindi per trovare strade nuove e percorsi alternativi, sviluppare la creatività non può fare che bene.
La tua arte scorre nell’Era del Web. Dove “Emoji” trasmettono emozioni ed il tutto è misurato da un “I Like”e da un “Follower”. Nel tempo la notorietà di un’artista è passata dai “Nobili Salotti” alle “Gallerie D’arte Virtuali”. Secondo Davide Gianmaria Aricò è un’opportunità?
Io di “nobili salotti” ne ho frequentati davvero pochi, ma ritengo che il contatto visivo diretto e non mediato del web sia sempre il miglior modo per conoscere l’arte, sia che si tratti di gallerie o musei, sia per le strade, attraverso le colorate opere di street-art metropolitana.
Certamente al giorno d’oggi la promozione non può prescindere dal web e dalle piattaforme social, ma l’obiettivo finale di un artista che ambisce a farsi conoscere,deve essere l’incontro “dal vivo” con la gente.
Senza questa condivisione, per così dire,”fisica” ogni opera artistica rimane incompleta, monca.
Ami il Pop di Lichtenstein e Warhol e l’astrattismo di Rothko, l’arte concettuale e provocatoria di Beyus, Hirst o della Nevelson. La street art, che regala inedite e generose opere a costo zero (o quasi). Ma cosa ami della tua arte?
Non so se posso parlare d’amore, ma certamente di gratitudine. Ci sono quadri creati anni fa che non mi rappresentano più nel presente, ma che guardo con affetto e non rinnego, perché mi ricollegano ad una dimensione temporale che oramai non mi appartiene più.
Quel che rimane è l’essere grato alla vita (più che all’arte che mi è servita da strumento) di avermi omaggiato del più bel regalo: l’avermi fatto venire al mondo curioso e irrequieto, col desiderio mai appagato di scoprire le infinite realtà non conosciute.
Questo è il motore della mia produzione artistica e della mia creatività.
“Recovery Art” è il titolo della tua nuova personale di pittura, che si terrà al Palazzo Nicolaci di Noto dal 5 ottobre al 4 novembre 2018. Il nome della mostra segna una traccia, ma puoi darci qualche indizio in più? Da cosa nasce questa tua volontà di utilizzare materiali destinati ad altri usi o di recupero?
Anche in questo caso ha giocato un ruolo la mia curiosità. Mi sono chiesto come i materiali di uso quotidiano si sarebbero prestati a divenire oggetti d’arte e come io avrei dovuto modificare la tecnica pittorica passando da un materiale all’altro.
Ho iniziato con le musicassette, i floppies dei vecchi pc, le schede dei computers, per passare a materiali più complicati come le vaschette di ghiaccio, gli scheletri delle vecchie diapositive, le lastre d’acciaio, i prati sintetici o le guaine bituminose delle terrazze, etc.
Non c’è, in senso stretto, in me una velleità ecologista atta a promuovere il riciclo, anche se farebbe più figo far credere che io sia moderno portatore di questo corretto messaggio, ma solo il desiderio di creare con forme e materie nuove. Ad onor del vero devo ammettere, che molte delle mie creazioni sono state realizzate con oggetti trovati in abbandono ai bordi delle strade. Ogni materiale è una sfida nuova.
Modificando il materiale si modifica la tecnica e la cosa che risulta più difficile, è mantenere una uniformità di stile, poiché i tratti di un pennello o di una bomboletta spray,su un prato sintetico sono fondamentalmente diversi da quelli che puoi realizzare sui floppies o su una lastra di masonite.
Ci vediamo dunque alla tua prossima mostra RECOVERY ART?
VI aspetto a Noto allora per condividere con voi tutti!