Sergio Fiorentino, catanese di nascita (1973), dopo gli studi classici e il diploma presso l’Accademia delle Belle Arti e restauro “ABADIR”, mette a frutto la passione per il design e le arti decorative del ‘900 aprendo una sua galleria al centro di Catania.
Dal 2011 inizia il suo decollo come pittore e di anno in anno, si afferma: prima a livello locale, per essere rapidamente apprezzato dalla critica e dal pubblico nazionale ed internazionale. Lo troviamo presente, con le sue opere, nelle più importanti mostre collettive e manifestazioni d’arte degli ultimi anni. Sceglie Noto come sua residenza e studio artistico. Nel suo covo netino vengono partorite gran parte delle sue opere, ambite oramai da collezionisti e gallerie d’arte in tutto il mondo. Lo incontriamo nel suo studio per intervistarlo ed approfondire con lui i temi della sua arte.
Ciao Sergio, requisito fondamentale per un artista è la riconoscibilità. Oltre la tecnica e il gusto, tu hai saputo creare una dimensione d’espressione squisitamente personale, originale e riconoscibile. Puoi raccontarci da dove sei partito e come è maturato il tuo stile?
Ciao Davide, sin dai miei esordi, ho sempre cercato di ricreare sulla tela un mondo ideale, vicino ai richiami del mio inconscio. Una dimensione in cui i contorni fra reale ed onirico si fanno meno netti e dove trascorrerei idealmente la mia vita; in altre parole ciò che trasferisco sulla tela è una rappresentazione immaginifica della realtà che mi circonda.
Uno dei primi lavori che ho realizzato, dopo l’accademia, è stato il tuffatore: una piccola figura sospesa, quasi immobile e imbalsamata in un enorme spazio blu. Con quel dipinto ho provato a cristallizzare il momento del salto e del volo, che l’occhio umano non riesce a cogliere a causa della velocità con cui l’atto stesso si consuma. Attraverso la rappresentazione del tuffo, ho provato a rendere imperitura la sensazione di libertà e di vertigine che si prova concedendosi al vuoto e all’inconosciuto. Il medesimo soggetto è stato utilizzato dalla Rometti come motivo di decorazione delle proprie ceramiche (“Serie Mediterraneo”).
Il mio interesse preminente è per i volti, per i corpi, per l’essere umano e quindi dipingo continuamente questo. Sono volti di bell’aspetto che richiamano l’archetipo della bellezza classica nella sua essenza. Osservando i miei quadri, non è inconsueto percepire una sorta di protezione o filtro, tra soggetto dipinto e osservatore; un tempo erano i banchi di alici e aguglie, o le foglie, adesso sono i graffi sulla tela che intersecandosi l’un l’altro, creano una trama avvolgente, rendendo il ritratto ancora più etereo ed evanescente. Ritorniamo dunque alla dimensione inconscia e immaginaria di cui si parlava prima anche se naturalmente nel tempo la tecnica si è evoluta nonostante i temi rimangano gli stessi.
Quando l’argomento è la tua pittura, non si può fare a meno di parlare del “blu” di Sergio Fiorentino. Blu è il colore del cielo, dell’acqua; il colore che riporta all’infinito stesso e di cui le tue opere sono indissolubilmente intrise. Vuoi parlarci tu di queste esplosioni di “blu”?
Il blu è il mio colore fondamentale e i colori della mia tavolozza sono l’eredità della regione in cui sono nato e ancor di più, sono il distillato della città in cui adesso vivo che è Noto. Il blu oltremare onnipresente nei miei quadri è il cielo netino: un cielo che avvolge e di cui non si può più fare a meno. C’è sempre nei miei lavori, anche in quelli in cui apparentemente non si vede: è la base di tutte le mie tele. L’incarnato viene dipinto dopo e sopra di esso. I graffi sulla tela rivelano però la sua presenza: avvolgo di blu le mie creature e questo colore ha per loro la stessa funzione del liquido amniotico, fornendo protezione e nutrimento, all’interno di un ideale e silenzioso grembo materno. Le figure che rappresento, infatti, spesso non sono complete, hanno parti abbozzate,che si stanno formando idealmente all’interno di questa dimensione embrionale.
Avendo ripreso a dipingere sette anni fa a Noto, sono inevitabilmente ispirato da ciò che vedo nel quotidiano: così come il cielo diventa il blu che protegge le mie figure, la pietra bianca dell’architettura urbana diviene l’incarnato dei volti e dei corpi che dipingo.
Da catanese ti chiedo come mai hai scelto Noto come tua residenza e cosa ti lega ancora alla tua città d’origine.
Sette anni fa ho ricominciato a dipingere e la mia vita è cambiata totalmente, sia in ambito privato, sia nel lavoro. Ho lasciato la mia galleria di design di Catania e mi sono trasferito a Noto, dove ho trovato uno spazio: un vecchio refettorio di un convento, che ho pian piano restaurato e adattato a studio e abitazione. Questa nuova dimensione mi regala pace e ispirazione.
Catania e Noto pur essendo vicine geograficamente (a un’ora di strada), sono distanti nel carattere e nell’indole. Io amo Catania, una piccola metropoli di colore nero, che dal vulcano ha ereditato dei tratti forti, a volte anche aggressivi. Noto è bianca, lucente e ti offre dei ritmi di vita più pacati. A Noto puoi fermarti a contemplare anche il silenzio per ricavarne nuove idee ed energie. Sono comunque molto legato alla mia città d’origine, dove settimanalmente passo del tempo con il mio grande amore Alice, mia figlia.
Una delle cose che mi ha colpito in te, dal punto di vista umano è la tua grande disponibilità e generosità. Ne approfitto allora per chiederti cosa ne pensi del panorama artistico siciliano: cosa trovi d’interessante e cosa consiglieresti a chi sta ancora emergendo?
La Sicilia è una terra caratterizzata da accenti forti, sia nel bene, sia nel male. Trovarsi in un luogo con i confini territoriali delimitati dal mare, ma nello stesso tempo al centro degli scambi culturali del Mediterraneo, ti fa sentire un privilegiato! È inevitabile che dalla Sicilia siano venuti fuori, innumerevoli artisti, filosofi, letterati e ancora oggi, continuano a sbocciare nuovi talenti, molti fra i quali io apprezzo. La Sicilia regala agli artisti stimoli forti per continuare a creare!
Ciò che consiglierei, proprio alle nuove leve artistiche, è di affrontare il proprio percorso nella ricerca di affermazione, in maniera appassionata. La passione ti anima e ti aiuta a crederci. Vivere di arte nel 2019, ritengo sia davvero un bellissimo sogno, difficile, ma pur sempre realizzabile! Non è un caso che la mia prima mostra, la realizzai a Noto, con Vincenzo Medica,intitolandola proprio “sognatori”. Dopo sette anni da allora, sento di non essermi ancora “svegliato” e che il “sogno” continua…
Ci puoi parlare dei tuoi progetti futuri? Magari svelaci delle sorprese artistiche che hai in programma!
Progetti futuri ce ne sono tanti,sia in Italia, sia all’estero, ma l’obiettivo che mi prefiggo innanzi tutto è continuare a dipingere con la stessa immutata passione che mi ha permesso di arrivare fin qui. Rimanere incorruttibilmente Sergio,che porta con se il blu del cielo di Noto in giro per il mondo, scoprendo nuove terre e nuovi orizzonti attraverso gli occhi dei personaggi dei miei quadri.
Grazie Sergio, che il blu del nostro cielo siciliano possa continuare ad ispirarti sempre, a presto!