La festa di Sant’Agata, che si celebra tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio, è la più importante festività religiosa della città di Catania. Inoltre, è anche una delle feste religiose cattoliche più importanti al mondo per il numero di fedeli che raccoglie ogni anno. Dal 3 al 5 febbraio si commemora il martirio della santa patrona di Catania, mentre il 17 agosto si celebra il ritorno delle spoglie della santa in città. Queste, infatti, erano state trafugate come bottino di guerra dal generale bizantino Giorgio Maniace e portate a Costantinopoli; rimasero lì per ben 86 anni.
Il culto di Sant’Agata
Agata visse nel III secolo e dedicò la sua vita alla fede cristiana. La giovane apparteneva a una famiglia patrizia della città di Catania; il governatore romano Quinziano voleva sedurla, quindi lei si rifugiò a Palermo. Nonostante la sua fuga, il governatore la perseguitò e la costrinse a tornare a Catania. Decise così di martirizzarla; la santa morì il 5 febbraio del 251. Nacque così il culto di Agata, diffuso anche tra persone di religione pagana. La venerazione di Sant’Agata affonda le sue origini nel 252, l’anno successivo al martirio. La costruzione della vara risale al 1376; si presume che la tradizione della processione per le vie di Catania risalga a quell’anno. Tra il 1692 e il 1712 la festa si svolgeva in un giorno solo, il 4 febbraio. Successivamente, la festa di Sant’Agata assunse un’importanza sempre maggiore e il festeggiamento venne prolungato al 5 febbraio.
La Festa di Sant’Agata ai giorni nostri
Tra le caratteristiche più importanti della festa bisogna menzionare le illuminazioni artistiche che decorano la città in occasione di Sant’Agata. In particolare, alla fine di Via Sangiuliano si può ammirare un pannello che raffigura una scena della vita della santa; il tema cambia ogni anno. Un’importantissima tradizione è quella delle cannalori, che rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri. Gli imponenti ceri – in legno, scolpiti e decorati con motivi barocchi – pesano tra i 400 e i 900 kg e vengono portati a spalla dai devoti. Il fercolo – la cosidetta vara – è un tempietto di argento che trasporta il busto-reliquiario e lo scrigno contenente tutte le reliquie della santa. La vara, ai giorni nostri, non è quella originale, che invece fu distrutta in occasione dei bombardamenti del 17 aprile 1943. I devoti indossano un saio – saccu – di cotone bianco, un copricapo nero – scuzzitta -, un cordone bianco alla vita, guanti bianchi e un fazzoletto bianco. Tipicamente, i devoti accompagnano il fercolo dicendo: “Semu tutti divoti, tutti. Cittadini, cittadini! Viva sant’Àjita!”
I festeggiamenti si aprono il 3 febbraio con la processione per l’offerta della cera e si conclude la sera con lo spettacolo pirotecnico in Piazza Duomo.
Il 4 febbraio si tiene la messa dell’Aurora: le reliquie di Sant’Agata vengono portate in processione dai devoti lungo il percorso esterno della città, che si conclude con il rientro presso la Cattedrale.
Il 5 febbraio si tiene la Messa del Pontificale e il busto di Sant’Agata rimane in Cattedrale, esposto. Nel pomeriggio, dopo la Messa, viene portato nuovamente in processione dai devoti, lungo il percorso interno della città, che si conclude nella tarda mattinata del 6 febbraio.