Foto di Tony Leone
Intervista a Lucio Lanza di Davide Aricò
Lucio Lanza (Ct 06 – 10 – 1955) è una eclettica presenza sotto il nostro vulcano e definirlo con esclusività un fotografo certamente non gli rende giustizia. Lucio, in epoche diverse della sua vita ha in effetti saputo assecondare ispirazioni differenti in ambito artistico: ha pubblicato libri e racconti, redatto articoli giornalistici (tuttora cura una rubrica sulla testata online “Sudpress”), ha scolpito e continua ad emozionare offrendoci attraverso la fotografia una visione della realtà del tutto peculiare. Le immagini prodotte da Lucio non sono mai didascaliche, a volte sono crude, altre commoventi, sognanti. Alcuni soggetti sono surreali, altri fortemente ironici, come ironico è un tratto importante della sua personalità. Grazie alla taratura tecnica e alla personalità artistica Lucio Lanza si è fatto apprezzare da una vastissima fetta di pubblico. Lo ha fatto in occasione di numerose mostre collettive e personali e non è raro trovare, in giro nella nostra città e nella provincia le sue creazioni. Sono di Lucio tutte le 115 fotografie che decorano l’Unità Spinale dell’Ospedale Cannizzaro, nonché il reparto di Emodinamica e quello di Ostetricia e Ginecologia dello stesso ospedale. Sue le opere nei saloni e nei corridoi del Feudo Vagliasindi e in diversi show-room di art-design.
Io ho avuto la fortuna di conoscere Lucio proprio in occasione di una collettiva e da allora ho imparato ad apprezzare, non solamente la sua arte, ma anche la sua innata indole comica, l’ironia e la voglia di vita. Gli chiedo:
Lucio, la prima cosa che colpisce di te è il tuo essere eclettico. In te coesiste l’impronta degli studi classici, l’amore per la scrittura, la musica e le arti figurative. Come sei arrivato alla fotografia?
Credo in tutte le forme di comunicazione, dalla parola scritta, alla cinematografia, a tutte le arti figurative. Credo che siano i migliori tramite del pensiero umano. E quindi le ho utilizzate tutte nel tempo, con fortune e risultati alterni. Ad esempio, oggi stiamo parlando di fotografia, mentre da un paio di mesi sto lavorando a una scultura nel mio giardino (anche se una epicondilite mi ha temporaneamente fermato), anche se continuo a fotografare, naturalmente. Come sono arrivato alla fotografia? Da quando ho avuto in regalo la prima Instamatic e poi altre fotocamere, ho sempre amato fermare quello che vedo, in modo da ritrovarlo e raccontarlo ad altri. C’è anche del narcisismo, come in tutte le opere destinate alla divulgazione, ma non vado più in cerca dell’applauso. Oggi tutti sono bravi fotografi, con l’avvento del digitale e della post-produzione. Certo, se non allinei occhio, cuore e mente… (cit.)
Volevo indagare con te il passaggio (che io non ho vissuto pienamente) tra analogico e digitale. Molti hanno avuto difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. Un tempo si lavorava molto in pre-produzione, adesso moltissimo in post-produzione. Come hai vissuto tu questo passaggio? Con sofferenza o entusiasmo?
Ho vissuto il passaggio dall’analogico al digitale con entusiasmo. È come se a un appassionato di corse col carretto a pallini, metti in mano una Ferrari. Nulla togliendo all’analogico, al quale a volte torno ancora. Appena uscì la prima fotocamera della Apple, una “scaldapizzette” più che altro, l’ho comprata, saranno almeno 25 anni fa e ho iniziato a usarla, insieme alle prime versioni di ”Photoshop”. Da lì poi si sono fatti passi da gigante. Ma no, non ho sofferto, anzi. Io sono sempre a favore della innovazione. Ho amici che mi guardano con compatimento quando, in spiaggia, tiro fuori l’e-reader e mi metto a leggere… “Ma vuoi mettere, il profumo della carta? la sensazione della carta sotto i polpastrelli?” Be’ se è questo che cercate in un libro, basta il sacchetto del pane! A me interessano le storie. Lo stesso coi nostalgici, che ritengo più che altro pigri. “La vera fotografia è in bianco e nero, così, immediata, e senza ritocchi. Io detesto Photoshop” e poi scopri che non sanno usarlo, ma lo detestano senza conoscerlo. Anche le prime fotografie in bianco e nero, erano sottoposte a fotoritocco: a matita sul negativo, e anche solo decidere i tempi di esposizione, le concentrazioni dei bagni chimici e i loro tempi per ottenere diversi risultati, era una forma di fotoritocco. Perché il Mondo, si sa, è a colori.
A proposito di tecnologia, fino a quindici anni fa il numero di fotocamere era certamente inferiore a quello degli smartphones di oggi e i costi di rullino e sviluppo non permettevano sperimentazioni low-cost alle grandi masse. Grazie agli smartphones, la possibilità di fotografare si è estesa al mondo intero. Pensi che questo fenomeno sia utile nel promuovere la nascita di talenti inespressi oppure è più probabile che lo tsunami di selfie e l’inflazione di fotografia trash su piattaforme social come Facebook o Instagram, oscuri anche ciò che di buono viene prodotto?
Sono valide ambedue le ipotesi, la umanità è estremamente varia… Certamente la massima diffusione di un mezzo come la fotografia digitale, farà emergere talenti che al tempo dell’analogico non sarebbero emersi. E ci sarà anche chi rimarrà al palo, scattandosi selfie compulsivamente, senza produrre altro. La differenza non lo fa più il mezzo, ma l’utilizzatore.
Come tutti gli artisti avrai foto inedite in cantina o nel garage, magari esperimenti, scarti o opere invendute di mostre. A parte il plauso degli altri, per un artista è importante pure l’aspetto commerciale e la fama. Tu sei riuscito a farti conoscere in terra natia, molti artisti sono emigrati lontano per affermarsi. C’è chi consiglia ai giovani con velleità artistiche di andare via, c’è chi sostiene l’importanza e la necessità di rimanere per cambiare la propria terra: tu cosa diresti ad un giovane artista catanese che ha voglia di affermarsi?
Ho diverse foto in garage, anche perché, non ci crederai, a casa ne ho appese una sola, e pure piccolina. Le uso per fare graditi omaggi. Ne ho anche vendute parecchie, sia durante le mostre, che privatamente. A un giovane d’oggi cosa direi? Vattene subito via! Gira il mondo, riempiti gli occhi, metabolizza tutto e poi, se vuoi, torna qui a raccontarcelo.
Qualcuno che hai considerato maestro influente per la tua arte e per cui nutri gratitudine?
Be’ si, Scianna, Cartier Bresson, Salgado, la Arbus, Bourke White, poi Steve McCurry, Franco Fontana. Avrei un lungo elenco… poi Jan Saudek, che ho avuto modo di incontrare nel suo atelier a Praga, Andrzej Dragan, ipertecnico. Se non mi fermo, non finisco più!
Lucio tu hai un modo molto personale di commentare la realtà e i fatti. Mi colpiscono sempre la tua obiettività d’analisi e la tua ironia negli articoli di “Sudpress” che portano la tua firma (e anche i tuoi post su Facebook). Come vedi il futuro della nostra terra siciliana, molto sinteticamente e perché no, ironicamente…?
Con le parole di Don Fabrizio, Principe di Salina. “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.” e anche “cambiare tutto, perché nulla cambi”.
Mostre, collaborazioni
- Collaborazione con Zoltan Fazekas alla installazione “La Terra Trema”.
- Fotografie della installazione “La terra Trema” per il catalogo del Festival del Cinema di Frontiera di Marzamemi, Ed. 2006.
- Mostra “Percorsi Inversi” a Villa Fortuna, Acitrezza,settembre 2007.
- Mostra “InconsapevolMENTE”, Pizzartè, Catania.
- Mostra “Corrispondenze”, Antica Corte di Palazzo Barbagallo, Nicolosi.
- E’ nel gruppo “Taccuini del Mediterraneo” www.taccuinidelmediterraneo.jimdo.com con:
Maurizio Cosua, Miquel Guillem, Sergio Pausig (ideatore del gruppo), Michelangelo Penso, Antonio Recca, Giuseppe Maiorana, Salvo Butera , Mario Lo Conte, Lucio Lanza, Sergio Inglese, Antonino Palminteri, Tano Brancato, Rosario Genovese, Antonio Santacroce, Dominique Pinchi.
- Atlante degli Abiti Smessi – con Elvira Seminara
Esposizioni
- Palazzolo Acreide – Museo del Viaggiatore in Sicilia.
- Noto – GAN / Galleria Civica d’Arte Contemporanea.
- Vizzini – Galleria di Arte Contemporanea del Comune di Vizzini.
- San Vito al Tagliamento (PN) – Chiesa di San Lorenzo.
- La Granja de la Frontiera – Sala de l’Abadía de La Granja de la Costera.
Valencia – Ca Rivolta.
- Catania – Museo Civico Castello Ursino.
- Collezione del Feudo Vagliasindi – Randazzo (www.feudovagliasindi.it).
- Realizzazione del manifesto per lo spettacolo di danza contemporanea LUOGHI COMUNI – Genova – Mercato di Piazza Statuto 24 Ottobre 2009.
- Collezione Scuderi, presso l’atelier – Catania.
- Collezioni Unità Spinale – Emodinamica – Ostetricia e Ginecologia Ospedale Cannizzaro – Catania.
- Fotografia dello spettacolo Waves – Danza Contemporanea – maggio 2001 – Lucerna.
- Immagini pubblicate sulla rivista “Aliante”, presso l’aeroporto di Catania e sulla rivista “L’Urlo”.
Lucio Lanza
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e-mail: luciolanza@tiscali.it
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