Maurizio Caserta è un professore, ricercatore e saggista, ma ancor di più, è un cittadino modello, per l’impegno civile nei confronti della sua città Natale. Manifesta il suo sostegno con incontri e pubblicazioni, navigando nel mare delle problematiche locali, oltrepassando i confini della provincia catanese, per sconfinare nelle acque scure e profonde del “Mar Governo”. Dall’urbanistica all’ambiente, dalle problematiche sociali all’economia lo si trova sempre in prima linea. Laquintalettera incontra il professore Caserta ed il suo pensiero innovativo.
Quali potrebbero essere secondo Maurizio Caserta delle “gap junctions”per migliorare il flusso del sistema?
Parlare della Sicilia è un onore. Troppi hanno detto e scritto su quest’isola e pochi hanno fatto per quest’isola. Molti hanno parlato senza pensare. Si è sentito per troppo tempo Il ritornello della bellezza, della ricchezza e delle qualità di questa meravigliosa Terra. E sembrerebbe che l’unica cosa da fare sia il silenzio. Però è chiaro che il silenzio non permette la connessione, che sicuramente è la cosa più utile da fare in questo momento per la Sicilia.
Pensare di isolarsi è proprio la cosa più stupida!
Se da una parte l’isolamento porta Il silenzio che rappresenta il decoro e la dignità, dall’altra parte è un danno. Se si sceglie il silenzio è difficile che qualcuno ascolti, perché ci vuole molta pazienza per ascoltare il silenzio. Quindi l’alternativa un po’ più rumorosa e un po’ più scomposta, che però ha qualche vantaggio, è quella di esprimere il proprio pensiero.
Certo c’è il rischio di dire cose senza senso e di non esprimere al meglio il proprio concetto, ma almeno ci provi. Bisogna darsi l’opportunità di farsi sentire per rendersi visibili ed ascoltabili, perchè il dilemma siciliano è stato proprio sempre quello di rinchiudersi nella propria torre, ripetendosi in loop “la Sicilia è il posto più bello del mondo”.
Ma per la maggior parte del mondo noi siamo i simpatici “pasticcioni”; abbiamo ascoltato che i siciliani sono inefficienti, ma pure tutte le altre parole che normalmente si dicono sul Sud dell’Europa e sul Sud dell’Italia, in particolare della Sicilia.
Il vantaggio della voce è sapere che qualcuno ti sta ascoltando. E se qualcuno ti sta ascoltando puoi anche incontrare qualcuno che segue la tua linea di pensiero e ti offre la sua collaborazione. Perché il problema della Sicilia è proprio questo, non aver creato delle interconnessioni di collaborazione, e questo si riscontra nei fatti i materiali e nell’economia siciliana.
Prima di ogni altra cosa occorre ritrovare un percorso e delle connessioni; una volta rafforzata la rete interna occorre cercare di connettersi anche con quella esterna.
La globalizzazione non significa che ognuno lavora per conto proprio; il terreno di gioco è molto grande e non ci si può andare da soli, quindi bisogna strutturarsi. Spesso è più facile trovare i compagni di squadra vicino a te.
Tante sono le cose che uniscono uomini e donne dello stesso territorio. L’idea di patria, ad esempio, che non è un pensiero conservatore, ma è un elemento che fa riferimento ad un bisogno di identità. Perché sicuramente il punto di partenza è l’identità siciliana, l’identità mediterranea, l’identità africana se volessimo cercare più in fondo alla nostra radici.
Non c’è dubbio che noi siciliani per temperamento e per cultura , siamo più vicini agli africani del nord Africa che agli svedesi del nord Europa. Questo è chiaro, senza togliere nulla ai nord europei e senza aggiungere altro ai nord africani.
Cercare li l’identità é capire che non è delimitata dai principi amministrativi di un paese, che essere meridionali è un modo di essere che puoi condividere con la Tunisia, con l’Egitto, con Malta, con Lampedusa o con le Baleari e bisogna essere innovativi.
Tutti hanno il concetto di Isola che è sicuramente un elemento di identità forte, perché gli isolani hanno delle caratteristiche particolari, il sentirsi delimitati dal mare è un elemento che definisce meglio gli spazi, si ha più contezza della propria identità. e questo è un elemento forte che potrebbe essere utilizzato come punto di convergenza per accumunare il mediterraneo.
Il gioco delle connessioni è quello di accettare delle collaborazioni non soltanto nel piano dell’economia, ma anche per la scelta dei modelli, vi faccio un esempio.
Il Mediterraneo è una miniera di opportunità. Esiste un piano europeo che riguarda le isole. La Sicilia è l’isola più grande; con più isole avrebbe potuto essere leader di questo programma, ritagliarsi un ruolo di capofila, di leader del movimento delle Isole. Una forma di connessione, abbassando la fase critica, incontrando le altre isole, Cipro, Sardegna, Corsica e tutte le altre. Giocando di squadra, ma con l’obiettivo di rendersi più visibile ed ascoltabile al cospetto dell’Europa e del Mondo.
Se non si attuano questi tipi di interventi per la nostra Terra, la Sicilia avrà sempre una voce troppo flebile, e nessuno le dedicherà mai attenzione ed interesse.
Allora la scelta delle connessioni è sicuramente la scelta vincente.
il silenzio è una scelta importante perché ti chiudi nel tuo mondo e nella tua casa, ma è un mondo che corre il rischio di estinguersi perché non si evolve e non si riproduce. Quindi la storia per la Sicilia potrebbe ricominciare dal Mediterraneo.
Se la Sicilia fosse “l’Isola che non C’è” a chi attribuiresti il ruolo di “Capitan Uncino” e dei “bambini sperduti”?
La ragione per cui, anche avendo un entusiasmante vivacità mentale, il siciliano non è ancora riuscito a trovarsi un ruolo virtuoso nella comunità del Mediterraneo e soprattutto dell’Europa, dobbiamo sicuramente cercarla all’interno della nostra isola. Credo che ci sia più di un Capitan Uncino, e ti dirò di più, credo che siano delle vere e proprie tribù. Mi permetto di utilizzare un termine così forte giusto per esprimere al meglio l’idea della situazione e della stratificazione mentale e culturale che è presente in Sicilia.
I “Capitan Uncino” sono nella società quegli uomini che per garantirsi benefici e privilegi hanno fatto e creato accordi a discapito della comunità. Gli uomini e le donne di questo paese hanno dovuto pagare un prezzo troppo elevato per vivere nella terra del sole.
Non è vero che i siciliani fanno i loro interessi particolari, ma solo una parte di loro, come la storia ci racconta. La leggenda che il settentrione si è mangiato il meridione non ha nessun fondamento. Quanto meno ha trovato complici endemici che hanno supportato scelte ed azioni non buone per la nostra terra.
I siciliani che hanno svenduto perché potevano, perché si sono trovati in situazioni di potere. È li che bisogna andare a cercare i “villani” della situazione. Perché il villano non è ovviamente il contadino come il significato letterario descrive, ma il villano è chi villaneggia tutti gli altri, è nella maggior parte dei casi la classe dirigente siciliana, che ha svenduto la Sicilia ad altri .
Allora se da una parte ci sono i Capitan Uncino o Villani del momento, chi sono i “bambini sperduti”? Chi è la parte sana dell’isola, che vive la Sicilia tremolante ed in una apparente leggerezza ed allegria? Sicuramente sono i più giovani. Gli stessi Giovani che lasciano l’isola alla ricerca della certezza, della stabilità e di una città, regione o stato che li accolga , li valorizzi e gli dia il giusto. Gli stessi Giovani, che prima di prendere questa intrepida avventura si cullano tra il sole ed il mare della Sicilia ed attendono per un breve periodo che il dramma finisca.
Bisogna puntare su di loro, perché hanno più potenzialità, hanno più tempo e sono più forti. Non possono essere che loro la nostra speranza di rilancio.
La migrazione dei giovani da un paese è sinonimo di fallimento. La parte sana e più evoluta lascia perché non trova più il giusto terreno per crescere e vivere .
Si muore pubblicamente quando un territorio invecchia sempre di più senza avere un ricambio generazionale … e prima o poi ci si estingue. Questo è il concetto di desertificazione, che non è valido solo in economia, ma anche per la vita. Per avere un’immagine plastica istantanea, basti visitare alcuni borghi siciliani, dove le case sono vuote… e se sono vuote è finita la vita.
Allora secondo Maurizio Caserta come si possono ri-attrarre le belle persone? Come si può stoppare la migrazione dei giovani che è ornai una grave problematica sociale?
Non è possibile che tutti cambiamo idea improvvisamente e non possiamo neanche aspettarci che i giovani restino senza nessuna certezza e sicurezza
Credo che ci sia veramente bisogno di qualcuno che prenda le redini in mano e mostri interesse vero e puro nei confronti di tutto ciò che è la Sicilia.
Il rilancio dell’isola, che ha una naturale vocazione da leadership, potrebbe essere gestita da una donna . Penso che la Sicilia sia pronta per accogliere una figura femminile come Governatore. Una donna che incarni un po’ la nostra idea di madre. Una Madre che ti segna la strada, ti protegge e ti aiuta a crescere e migliorare.
Una donna potrà farsi carico di questa grande missione … accompagnando la Sicilia nella sua rinascita.