“Ultimo piano senza ascensore” è il disco d’esordio dei Miqrà, trio catanese concepito dal cantautore Giovanni Timpanaro con la collaborazione del polistrumentista Mario Giuffrida che ha curato tutta la parte ritmica (basso e batteria) e l’esperienza di Gaetano Santagati alle chitarre e lap steel.
L’album, prodotto dal siracusano Carlo Barbagallo, ci presenta una band ancora acerba ma dal potenziale interessante che, ruotando intorno alle liriche e alla voce roca e incurante di Giovanni, punta verso la migliore tradizione del cantautorato italiano, da quello anni ’70 a quello indie (no, non Calcutta al massimo il primo Cesare Basile), rivestito da intense sonorità elettroacustiche di chiara marca americana (Tom Waits, American Music Club,etc.).
Tra gli episodi migliori segnalo la traccia di apertura Ad Ogni Goccia, il singolo Delay, una sorta di Zibba in salsa americana, e Fellini & Charlot, che ricorda una versione post-rock di Dalla. Abbiamo incontrato Giovanni per sapere di più su di loro.
Innanzitutto cosa vuol dire il nome Miqrà?
Miqrà è un nome trovato casualmente su di un libro per bambini, viene dall’ebraico antico e nei secoli ha assunto il significato di “seduzione della parola”.
Sicuramente i testi sono la componente principale delle tue canzoni. Quali sono i tuoi principali riferimenti letterari?
Sicuramente i testi sono una parte fondamentale di questo progetto, ovviamente senza lasciare mai in secondo piano la ricerca del suono e dell’innovazione musicale. Da un punto di vista letterario divido in due parti la mia formazione: gli anni della gioventù con gli autori d’oltreoceano come Bukowski e Kerouac o il britannico Orwell, per poi riscoprire crescendo autori italiani dai quali mi sono lasciato affascinare, due su tutti Andrea De Carlo ed Erri De Luca.
Come nascono le storie che racconti?
Le storie nascono dalla gente che mi circonda, da storie di protagonisti (a volte inconsapevoli) che per un motivo mai ben preciso mi stravolgono. Non esiste un algoritmo per la stesura di un testo, ad ispirarti può essere una passante così come il postino che ti sveglia al mattino. Tendenzialmente però sono storie di cui difficilmente qualcuno narra, mi piacciono i contorni, gli attori non protagonisti, gli ultimi.
Cosa ti aspetti da questo album?
Mi aspetto di suonarlo dal vivo, di suonarlo tanto e di conoscere nuovi posti e nuova gente da cui trarre spunto per nuove canzoni. Ho la fortuna di avere al mio fianco dei musicisti fantastici e quindi l’unica meta che davvero mi alletta è quella di rendere ogni live un’esperienza piacevole per chi verrà ad ascoltarci.
di Paolo Miano