Intervista a Nino Berizia, un grande conoscitore della nocciola dell’Etna, che trasforma sapientemente creando prodotti squisiti e di altissima qualità, esempio di grande impegno ed eccellenza nel territorio etneo.
Signor Nino Berizia, ci racconti un po’ di lei e della sua vita.
La mia vita nella pasticceria inizia da quando mi sono sposato. Fondata nel 1936 da mio suocero e gli zii, la pasticceria di famiglia l’Alhambra si trova a Linguaglossa, in territorio etneo. Mio suocero mi iniziò alla pasticceria dandomi le nozioni che mi servivano. Oggi porto avanti una tradizione antica di circa 80 anni dei prodotti dell’Etna.
Perché ha scelto la nocciola dell’Etna, quali sono le caratteristiche che rendono questo prodotto speciale?
La scelta della nocciola dell’Etna deriva dal fatto che – sia per l’esperienza acquisita, sia perché risultato di studi scientifici – la nostra nocciola possiede dei valori in più rispetto alla nocciola che non cresce in territori vulcanici. Nel nostro caso, l’Etna generosamente conferisce qualcosa in più sia nella crescita che nel prodotto finale. Le differenti caratteristiche spaziano dall’oleosità al grasso che regalano alla nocciola un aroma più particolare e forte. Sia il gusto che l’olfatto – questi i sensi che danno subito percezione di prodotto eccellente – sono testimoni della bontà della nocciola dell’Etna. Il nostro prodotto nasce, cresce e viene lavorato con i principi della buona conservazione. Si tratta di un prodotto che tanti vogliono imitare, ma sono pochi quelli che sono riusciti nell’intento.
Dallo studio del prodotto alla produzione: cosa realizza con la nocciola dell’Etna?
Io realizzo praticamente il 75% del mio operato con la nocciola dell’Etna. Innanzitutto, trasformo la nocciola in diverse maniere, dando vita a 5 prodotti a base di nocciola, tra cui: i torroncini che racchiudono tutti i sapori dell’Etna avvolti dal cioccolato, i mustaccioli fatti con miele prodotto in loco e nocciola e le gocce d’oro a base di nocciola, assolutamente da assaggiare per comprenderne la bontà. Per i neofiti, la pasta di nocciola ha un retrogusto eccezionale con sfumature al legno e un odore spiccato. La prima cosa che dico ai miei clienti è di odorare la bustina di nocciola prima ancora di assaggiarla. Il risultato di quell’odore spiccato, caratteristico, deriva dalla qualità del prodotto, che garantiamo sin dai primi passaggi, nella terra. Sarebbe ideale assaggiare i prodotti a base di nocciola in abbinamento con della malvasia, un passito, un vino eccellente.
Come vede la nocciola dell’Etna inserita nel contesto dei prodotti d’eccellenza della Sicilia, una realtà ormai affermata a livello internazionale?
Si tratta di una battaglia che porto avanti nel mio territorio da 20 anni. Tra Linguaglossa e Castiglione esistevano 480 ettari di noccioleti; una volta la nocciola dava tanta ricchezza ai territori insieme al vino e chi aveva un noccioleto e lavorava il prodotto, ne traeva sicuramente un buon guadagno. Man mano, si assiste a una trasformazione causata dal fatto che i prodotti, sempre più avanzati tecnologicamente, costavano meno. I contadini hanno trasferito le loro competenze ai figli, ma la manodopera aveva un costo sempre più alto rispetto alle nuove tecnologie, quindi è stata abbandonata. Da 20 anni mi impegno nel trasmettere l’importanza della nocciola dell’Etna, mettendo alla luce che, del nostro prodotto, statisticamente, possediamo il 17%, mentre l’83% viene importato. C’è una grossa richiesta di vendita sul mercato, miriadi di aziende lo richiedono e consumano.
Il prodotto però deve essere sano ed eccellente: bontà e qualità sono i due pilastri fondamentali; inoltre deve essere lavorato seguendo i principi di cui parlavo. In questo modo, la nocciola dell’Etna sta dando la possibilità di riprendere un territorio in decadenza sotto questo punto di vista. Stiamo recuperando con una buona nocciola come vuole la tradizione locale; contestualmente, si sta iniziando ad apprezzare che i prodotti delle terre vulcaniche hanno un valore aggiunto. L’idea e la necessità di mangiare bene e sano è sempre più diffusa. Abbiamo già il riconoscimento del vino dell’Etna a livello internazionale. Si rende quindi necessario un grosso lavoro sui giovani: abbiamo tanti prodotti etnei d’eccellenza, ma dobbiamo farli conoscere.