Vivo proiettato costantemente sul futuro.
Questa è l’essenza della mia professione,il consulente di direzione ed organizzazione d’impresa,che mi permette di costruire le aziende dal punto di vista tecnico,commerciale e gestionale che dopo poco tempo potranno partire, magari con un finanziamento agevolato o bancario oppure con capitali propri, nonostante i tempi di crisi. Ho formato cosí oltre mille nuovi imprenditori, in prevalenza giovani e donne siciliane, si proprio donne, che ho visto crescere negli ultimi anni nei miei corsi di formazione imprenditoriale, a scapito del numero degli uomini. Inoltre ho sviluppato, ad oggi, piu’ di 600 progetti imprenditoriali,chiamati piani di fattibilità.
Sembra un paradosso,ma sin dalla mia giovane età ho collezionato foto d’epoca, in particolare del nostro territorio, che mi ha permesso, giocoforza, di approfondire la nostra storia, scoprendo che essa, sconosciuta o dimenticata è una grande storia, che se conoscessimo tutti, ci permetterebbe di avere un grande scatto d’orgoglio, ma anche di completare quanto di bello è stato fatto durante il nostro passato, in parte ingoiato dalle colate di cemento, da una speculazione travestita da voglia di modernità, che nei decenni passati ha cambiato i connotati di una città, elegante ed Europea, in un disordine di alveari di cemento, degni della peggiore via Gluck.
Quindi ci ritroviamo uno splendido passato remoto, un pessimo presente, un futuro dove al pessimismo della ragione, abbiamo il dovere di mettere accanto l’ottimismo della volontà. Di fare.
E da questo concetto parto con alcune considerazioni su Ognina, borgata marinara di Catania, dove sono nato e vissuto sino alla mia giovinezza il cui nome deriverebbe da quello di un antichissimo fiume, il Lònganon che, sebbene ricoperto dalla disastrosa eruzione del 1381, mostra ancora oggi le sue tracce nelle varie fonti lungo le coste.
Nell’antichità Ognina fu sede di un importante centro di commerci, quel porto di Ulisse celebrato nelle pagine di numerosi poeti e scrittori (Tucidide,Virgilio,Plinio).
Le vicende del borgo sono legate in modo indissolubile a quelle della Chiesa di Santa Maria di Ognina che, secondo le fonti, fu costruita nel 1308 forse sullo stesso sito di un’abbazia basiliana di cui non si conserva piu’ alcuna traccia.
Dalla cronaca del XVI secolo attribuita al notaio Merlino si apprende che l’antica chiesa (a differenza della torre che le si affianca e che poi fu ricostruita), non crollò con il terremoto del 1542 anzi che,dopo le prime scosse, vi furono trasferiti i pochi carcerati per volere della “gran curti” non furono liberati come avvenne per tutti gli altri detenuti della città.
Alcuni giorni fa sono passato da Ognina (oggi abito in centro) e un velo di tristezza ha soffocato le mie riflessioni. Ho selezionato quindi alcune foto della mia collezione che riprendono Ognina dai primi anni del Novecento sino agli anni ’70 del secolo passato che invito ad osservare con attenzione perchè questo luogo, mortificato ed abbruttito da incuria,inciviltà ed assenza di decoro,ha tutte le carte in regola,dal punto di vista naturalistico (una fantastica scogliera,da ripulire),per divenire uno splendido lungomare perfettamente integrato con il Corso Italia.